Perché molti radioamatori (soprattutto di scuola classica) sviluppano un rapporto conflittuale o di rifiuto verso il personal computer

Perché molti radioamatori (soprattutto di scuola classica) sviluppano un rapporto conflittuale o di rifiuto verso il personal computer
Perché molti radioamatori (soprattutto di scuola classica) sviluppano un rapporto conflittuale o di rifiuto verso il personal computer

🔹 1. Contesto storico e identitario

  1. a) L’epoca formativa

La maggior parte dei radioamatori “storici” si è formata tra gli anni ’60 e ’90 — quando:

  • il computer non era strumento quotidiano ma un oggetto specialistico;
  • la manualità elettronica (salda, misura, monta, regola) era la base della competenza tecnica;
  • il radioamatore era “l’uomo che costruiva la radio”, non chi la configurava.

👉 Il computer, in questa prospettiva, non fa parte dell’identità tecnica originaria del radioamatore, ma appare come un intruso: un apparecchio che “toglie l’arte del fare”.

  1. b) Rottura generazionale

Molti OM (Old Man) percepiscono che la radio si è “informatizzata” troppo in fretta:

  • prima l’apparato era autonomo e tangibile, oggi serve un PC per gestirlo;
  • un tempo bastava il cacciavite e l’orecchio, oggi servono driver, firmware, CAT, COM virtuali, aggiornamenti e manuali da 80 pagine.

👉 Da strumento autonomo, la radio è diventata un’estensione di un computer: un ribaltamento culturale.

🔹 2. Il personal computer come “strumento instabile”

  1. a) L’imprevedibilità informatica
  • Gli OM amano sistemi deterministici: se un oscillatore non parte, si sa dove cercare.
    Ma un PC può “non andare” per cause invisibili: aggiornamenti, DLL, incompatibilità tra driver, antivirus.
  • L’esperienza di “non controllo” genera sfiducia cognitiva: il sistema appare caotico.
  1. b) Aggiornamenti forzati e interfacce che cambiano
  • “Ieri funzionava, oggi no” è una frase ricorrente.
  • Il senso di impermanenza digitale mina la fiducia: un PC non è uno strumento stabile, ma un “cantiere aperto”.
  1. c) Stratificazione di software
  • Driver audio, COM virtuali, log software, CAT control, digital modes software, firmware radio, hotspot, modem, router Wi-Fi…
  • Il tutto spesso mal documentato o non sincronizzato → overload cognitivo e frustrazione cronica.

🔹 3. Paura della perdita di controllo

  1. a) Trasparenza vs. opacità

Nell’analogico, ogni effetto ha una causa fisica visibile.
Nel PC, il comportamento è mediato dal software, quindi invisibile:

  • “Non vedo cosa succede dentro.”
  • “Non so perché ora il ROS digitale è 10:1.”
  • “Non capisco dove vada a finire il segnale audio.”

👉 Questa opacità viene vissuta come alienante: toglie la soddisfazione del controllo.

  1. b) Senso di dipendenza
  • Dipendere da un PC (e da Windows, driver, software di terzi) significa non essere più sovrani della propria stazione.
  • Molti OM vivono la radio come spazio di libertà fuori dalle regole del sistema digitale globale.
    Il PC rappresenta proprio quel sistema da cui la radio li emancipa.

🔹 4. Esperienze negative e autoesclusione

  1. a) “Ho provato e non ha funzionato”

Spesso il primo approccio fallisce per cause banali:

  • cavo audio non corretto,
  • driver non firmato,
  • COM duplicata,
  • versione incompatibile del software.
    Risultato: “È una perdita di tempo. Lascio perdere.”
  1. b) Mancanza di mentoring

Chi si avvicina da solo al PC-radio difficilmente trova istruttori pazienti che partano dai concetti base.
Il mondo digitale ha la cattiva abitudine di dare per scontate troppe cose.

🔹 5. Aspetto psicologico e sociale

  1. a) Minaccia di status

Molti radioamatori esperti nel dominio analogico erano (e sono) punti di riferimento.
Nel digitale o nel PC, perdono autorevolezza di fronte ai più giovani o agli “smanettoni”.

👉 Il rifiuto del PC non è solo tecnico, ma anche un meccanismo di difesa identitaria.

  1. b) Paura di essere giudicati “analfabeti digitali”

Il rischio di sbagliare, fare confusione o chiedere aiuto viene vissuto come perdita di dignità.
Meglio rifiutare in blocco che ammettere di non sapere.

  1. c) Cultura del “se non lo costruisco, non è mio”

Il PC non si costruisce né si ripara, si usa: ciò contrasta con l’etica radiantistica tradizionale del maker ante litteram.
👉 “Se il PC fa tutto, che gusto c’è?”

🔹 6. Carenze sistemiche nella formazione radiantistica

  • I corsi per la patente raramente includono informatica applicata alla radio.
  • I club spesso non hanno laboratori PC-friendly o mentori con approccio pedagogico.
  • Le riviste cartacee tradizionali dedicano poco spazio al “come configurare” e troppo a schemi hardware.

👉 Il risultato è un vuoto formativo che alimenta il mito: “il PC è complicato”.

🔹 7. Incompatibilità con lo stile cognitivo analogico

  • Il radioamatore classico lavora in serie logica: causa → effetto → soluzione.
    Il PC funziona spesso per astrazioni parallele: sistema operativo, librerie, layer.
  • La mentalità “bottom-up” (costruisco da zero) non trova terreno nel mondo software, che richiede fiducia nel livello di astrazione.

🔸 Come si può cambiare questo rapporto

1) Riconoscere la causa, non il sintomo

Il problema non è la “resistenza al nuovo”, ma la frustrazione cognitiva e la perdita di identità tecnica.
Bisogna restituire senso e controllo.

2) Ridurre la complessità percepita

  • Creare ambienti di laboratorio dove tutto è già connesso e funzionante.
  • Fornire PC preconfigurati o immagini disco pronte per uso radio.
  • Usare interfacce plug-and-play, riducendo la giungla di driver.

3) Formazione per analogisti

  • Manuali con metafore elettroniche: “questa porta COM è come un cavo PTT”, “il driver è come un trasformatore d’accoppiamento”.
  • Laboratori dove si mostra “dove finisce il segnale nel PC” (visualizzare audio, spettro, livelli, buffer).

4) Ristabilire il piacere del controllo

  • Mostrare come il PC aumenti il controllo, non lo tolga (es. software di analisi spettrale, controllo remoto preciso, logging automatico).
  • Evidenziare come l’informatica possa servire a misurare meglio, capire meglio, ottimizzare meglio — non solo automatizzare.

5) Tutoring sociale

  • Affiancare OM esperti in digitale a OM classici, con linguaggio semplice e rispetto reciproco.
  • Creare “sportelli digitali radiantistici”: un pomeriggio al mese per installazioni, setup e risoluzione problemi.

🔸 In sintesi

Il rifiuto del computer da parte di molti radioamatori non è ignoranza né ostinazione, ma una reazione di autodifesa contro:

  • la perdita di padronanza del mezzo,
  • la frustrazione di sistemi instabili,
  • il timore di perdere il proprio ruolo tecnico e identitario.

Il computer viene percepito non come strumento di libertà, ma come vincolo opaco e mutevole.

Solo restituendo stabilità, trasparenza e dignità tecnica all’uso del PC — facendolo rientrare nel linguaggio operativo del radioamatore — si può trasformare il rifiuto in curiosità e, infine, in padronanza.

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Author: iz4wnp

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