Roma Capitale: “Ecco il nostro modello di cittadinanza digitale partecipativa”

Roma Capitale considera la piena attuazione della cittadinanza digitale come uno dei principali punti strategici della propria azione in ambito di partecipazione democratica.

Niente di nuovo in termini di indirizzo per chi ha seguito il nostro lavoro e letto le linee programmatiche della Giunta presentate a luglio 2016, ma la differenza è che siamo certi che su questo fronte si giochi la stessa possibilità di implementare una democrazia matura. Non è un elemento accessorio, non può e non deve esserlo. Lo dimostra anche l’enfasi che nei documenti di programmazione e nelle scelte organizzative e progettuali stiamo ponendo sulla necessità di un quadro organico di azioni per l’evoluzione dei servizi online, la semplificazione, lo sviluppo delle competenze digitali dei cittadini, l’ampliamento degli strumenti di partecipazione.

Mettiamo a sistema la partecipazione. Anche di questo si parlerà al prossimo Global Forum per la Democrazia Diretta che Roma ospiterà dal 26 al 29 settembre.

Il nostro Paese ha tra l’altro da tempo definito la strada per la cittadinanza digitale.

A partire dalla Legge 4/2004 che all’articolo 1 recita: “La Repubblica riconosce e tutela il diritto di ogni persona ad accedere a tutte le fonti di informazione e ai relativi servizi, ivi compresi quelli che si articolano attraverso gli strumenti informatici e telematici.”

La normativa

Tale decreto domani 26 settembre verrà aggiornato e rafforzato nei suoi principi di inclusione con l’entrata in vigore del Decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 106 Riforma dell’attuazione della direttiva (UE) 2016/2102 relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici. (18G00133) (GU n.211 del 11-9-2018).

A questa normativa si aggiunge (marzo 2005) il “Codice dell’Amministrazione Digitale” che nelle sue ultime revisioni prevede anche la “Carta della cittadinanza digitale” e che all’articolo 3, Diritto all’uso delle tecnologie, dichiara il diritto di chiunque di usare, in modo accessibile ed efficace, le soluzioni e gli strumenti tecnologici nei rapporti con le pubbliche amministrazioni, anche ai fini dell’esercizio dei diritti di accesso e della partecipazione al procedimento amministrativo.

In questo contesto è importante segnalare anche la “Dichiarazione dei diritti di internet”[1], elaborata dalla Commissione per i diritti e i doveri relativi ad Internet, coordinata dal Prof. Stefano Rodotà, e pubblicata a seguito della consultazione pubblica, delle audizioni svolte e della riunione della stessa Commissione nel luglio 2015.

Tecnologie, cambiamento e trasformazioni sociali

Ogni nuova tecnologia comporta un adattamento comportamentale e una diversa forma mentis.

L’adattamento comportamentale, quando è collettivo, diventa trasformazione sociale e di fronte alle trasformazioni sociali la politica può esserne travolta o cercare di comprenderle e governarle.

Governare una trasformazione sociale indotta da un’evoluzione tecnologica comporta comprenderne le dinamiche.

Senza consapevolezza delle nuove dinamiche si governano i nuovi processi come pura estensione quantitativa di quelli vecchi.

Avere consapevolezza non significa imparare una nuova tecnica, occorre un nuovo “codice della strada” per scrivere il quale non occorre essere pilota di F1, ma occorre capire che cosa accade diverso dal passato.

Ad esempio l’accesso di massa ai servizi online non è come lo sportello con una coda più lunga e un impiegato più veloce.

Cambiano le domande dell’utente e le risposte del servizio, quindi il servizio deve essere riprogettato da chi ha la consapevolezza delle nuove domande e delle nuove risposte.

Altrimenti si rischia l’eterogenesi dei fini, ovvero ottenere un risultato opposto a quello desiderato: maggiore spesa, peggiori servizi, moltiplicazione degli adempimenti (carta e digitale),…

Il primo documento strategico sull’e-government italiano è il piano di azione per l’e-government (giugno 2000, approvato con DPCM a gennaio 2001) e già allora in premessa dichiarava: “Tali azioni non possono essere avviate isolatamente, ma devono costituire un insieme coerente e organico di iniziative che riguardano le infrastrutture, gli strumenti di servizio, i sistemi di erogazione, i contenuti, la gestione del cambiamento e l’adeguamento del quadro normativo”.

Nel 2003 si apre la seconda fase dell’e-government che prevede 7 linee d’azione:

  • sviluppo dei servizi infrastrutturali locali;
  • diffusione territoriale dei servizi per cittadini e imprese;
  • espansione territoriale e completamento dei servizi per lavoro e sanità;
  • inclusione dei piccoli Comuni, con meno di 5.000 abitanti, nell’attuazione dell’e-government;
  • avviamento di progetti per lo sviluppo della cittadinanza digitale;
  • promozione dell’utilizzo dei nuovi servizi presso cittadini e imprese;
  • formazione e assistenza per gli enti locali.

Quindi sono almeno 15 anni che il nostro paese parla, legifera e interviene a vari livelli nell’ambito della cittadinanza digitale.

Partecipazione e collaborazione alla base della cittadinanza digitale

Per partecipare è necessario conoscere e per conoscere è necessario disporre di tutti gli strumenti per farlo (conoscitivi, tecnologici e politici).

La politica deve garantire il diritto di accesso ai dati e alle informazioni a tutti i cittadini e, come abbiamo visto, la normativa lo richiede con forza da tempo.

Le tecnologie possono migliorare i servizi e favorire la partecipazione, favorire la partecipazione significa aumentare la fiducia reciproca tra amministrazione e cittadini, la fiducia aumenta la collaborazione: queste sono le basi per la cittadinanza digitale.

Roma Capitale ha effettuato moltissimi interventi partecipativi (PUMS – Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, Sito web, Portale Open data, #RomaAscoltaRoma, …) e di recente la sperimentazione del bilancio partecipativo in Municipio VIII che prevede la novità di una votazione online, offrendo ai cittadini un nuovo strumento per contribuire attivamente alle decisioni che li riguardano direttamente.

Roma Capitale e la cittadinanza digitale

Linee programmatiche

Nelle linee programmatiche approvate all’inizio della consiliatura si dichiara la necessità di predisporre “piattaforme per la partecipazione dei cittadini alle deliberazioni e alle diverse iniziative realizzando allo stesso tempo un piano organico per l’alfabetizzazione digitale e la partecipazione, per l’invecchiamento attivo, la cooperazione educativa e la formazione diffusa.

Sostenere la facilitazione all’accesso alle risorse informative e l’apprendimento all’uso di tecnologie abilitanti per i cittadini attivi, per esprimere il valore di smart community”.

Interventi per la cittadinanza digitale

L’Assessorato Roma Semplice ha basato le proprie attività su questi principi e queste indicazioni attivando un programma di supporto all’uso delle tecnologie e dei servizi digitali (SPID, ANPR, PagoPA).

E con la consapevolezza che per attivare la cittadinanza attiva è necessario abbattere il divario digitale, a questi interventi si sono affiancati i Punti Roma Facile (PRoF) sportelli di supporto all’approccio al digitale diffusi su tutto il territorio di Roma Capitale (biblioteche, centri anziani, Uffici Relazioni con il Pubblico, uffici anagrafici), sportelli di supporto all’uso delle tecnologie e dei servizi digitali (Deliberazione 7 del 3 agosto 2016) dove si effettuano anche interventi formativi proprio nell’ottica della formazione all’uso consapevole degli strumenti digitali.

In particolare sono stati organizzati interventi formativo-seminariali sulle seguenti tematiche:

  • Diventare cittadini e cittadine digitali: conoscere e utilizzare al meglio i servizi della Pubblica Amministrazione online, perché grazie a internet confrontarsi con la Pubblica Amministrazione da oggi è più semplice.
  • alfabetizzazione digitale: competenze, conoscenze e consapevolezza. Il web rappresenta un’opportunità di conoscenza, socializzazione e lavoro.
  • Educazione civica digitale: guida a un uso responsabile della rete.

Con gli stessi princìpi il sito web di Roma Capitale, sviluppato dopo due consultazioni online, prevede uno spazio pubblico (Portale della Partecipazione) per abilitare i processi di partecipazione (iniziative popolari e Referendum, Sondaggi e questionari, Invia la tua idea, Segnala, Discutiamo, Processi partecipativi).

Dal portale si può accedere al Sistema Unico di Segnalazione, una pagina web “responsive” che garantisce quindi la perfetta fruibilità anche da qualsiasi smartphone o tablet, che permette al cittadino di effettuare segnalazioni ricevendo un feedback dal responsabile del procedimento e verificando, grazie alla tracciabilità della pratica, quando quanto segnalato verrà attuato. Sono state formate 130 persone per garantire un back office efficiente e le tematiche su cui si possono effettuare segnalazioni sono molteplici: Ambiente, Anagrafe e servizi civici , Casa e Urbanistica, Commercio e Impresa, Cultura, Diritti e pari opportunità, Disabilità, Formazione e lavoro, Innovazione e Smart City, Mobilità e Trasporti, Opere e manutenzione della Città, Patrimonio, Scuola, Sicurezza Urbana e Protezione Civile, Sociale, Sport, Tributi e Contravvenzioni, Turismo.

La cittadinanza digitale non può prescindere dalla capacità dell’amministrazione di semplificare i procedimenti, di garantire personale e orari adeguati, di garantire trasparenza. In tal senso sono molti gli interventi effettuati dall’Assessorato Roma Semplice: dall’atto di giunta che porterà le aree organizzative omogenee da 72 a una al nuovo portale Open Data, dai gruppi di lavoro interni sul software libero e gli open data all’avvio della comunità del personale capitolino per proposte di innovazione e semplificazione, dalla disponibilità di SPID su tutti i servizi online all’atto che verrà approvato a breve per l’abolizione dei diritti di segreteria per tutti i servizi che il cittadino effettua online.

La sperimentazione che Roma ha avviato sul 5G si muove ovviamente nella stessa direzione ovvero sperimentare nuove tecnologie per fornire nuove opportunità di servizi innovativi ma anche opportunità di business per imprese e startup.

Le tecnologie e il digitale sono tuttavia solo strumenti per ottimizzare servizi e garantire partecipazione e cittadinanza attiva, in quanto strumenti vanno comunque valutate, insieme ai servizi, per capire dove e come si possa garantire ai cittadini un benessere “equo e sostenibile”. In quest’ottica l’Ufficio Statistica di Roma Capitale ha predisposto il primo Rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile) di un comune italiano. Abbiamo valorizzato in totale 75 indicatori sui 129 complessivi di carattere nazionale; essenziale è stata la collaborazione con Istat per accrescere la base informativa di indicatori BES di riferimento. Stiamo lavorando al prossimo rapporto anche per garantire una maggiore integrazione dell’analisi BES con i risultati di altri assessorati e un eventuale allargamento dello spettro degli indicatori.

Tecnologie e abbattimento del divario digitale

Per concludere: tecnologie e abbattimento del divario digitale, servizi online e infrastrutture di servizio, trasparenza, dati e partecipazione per una maggiore collaborazione tra stakeholder, questi gli interventi di Roma Semplice per una consapevole, attiva e partecipativa cittadinanza digitale.

  1. In particolare ai nostri fini sono rilevanti i seguenti due articoli.
  • Articolo 2. Comma 5 (Diritto di accesso) Le Istituzioni pubbliche garantiscono i necessari interventi per il superamento di ogni forma di divario digitale tra cui quelli determinati dal genere, dalle condizioni economiche oltre che da situazioni di vulnerabilità personale e disabilità.
  • Articolo 3, comma 5 (Diritto alla conoscenza e all’educazione in rete). L’uso consapevole di Internet è fondamentale garanzia per lo sviluppo di uguali possibilità di crescita individuale e collettiva, il riequilibrio democratico delle differenze di potere sulla Rete tra attori economici, Istituzioni e cittadini, la prevenzione delle discriminazioni e dei comportamenti a rischio e di quelli lesivi delle libertà altrui.

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